Brindisi inizio anno in Piazza Santa Maria Novella (FI)

Brindisi inizio anno in Piazza Santa Maria Novella (FI)

Piazza Santa Maria Novella, dominata dalla grande Basilica di Santa Maria Novella, è una delle principali e più belle piazze di Firenze.

La piazza fu aperta su iniziativa del Comune a partire dal 1287 e conclusa verso il 1325, dopo aver abbattuto le case che vi si trovavano. Era usata per accogliere i sempre più numerosi fedeli che accorrevano alle prediche dei frati Domenicani, i quali vivevano nell’attiguo convento. Divenne in seguito, grazie alla sua ampiezza, scenario di feste e spettacoli come il Palio dei Cocchi (una corsa con carrozze simili alle bighe romane), istituito da Cosimo I nel 1563, per il quale furono innalzati i due obelischi marmorei sostenuti da tartarughe in bronzo (1608) del Giambologna. Nell’Ottocento la piazza era solcata dalla linea dei tram.

La sistemazione delle aiuole nella piazza è recente: foto degli anni ’30 mostrano un disegno completamente diverso. Chiusa al traffico sul finire degli anni ’80, almeno a quello proveniente dalla stazione. La piazza ha visto negli ultimi anni un completo restyling e riqualificazione con una completa ripavimentazione, la scomparsa del traffico e dei parcheggi, lo spostamento dei chioschi, delle panchine e dei bidoni dell’immondizia (questi ultimi sono stati interrati).

La facciata della chiesa di Santa Maria Novella si staglia sulla grande piazza, la quale permette di ammirare tutta la sua maestosità e armonia tipica dello stile rinascimentale. Terminata da Leon Battista Alberti nel 1470 su incarico del ricco mercante Giovanni Rucellai, fu in realtà innestata sulla parte inferiore già esistente che risaliva al Trecento. L’Alberti realizzò il portale centrale e la parte superiore usando dei precisi calcoli modulari che stabiliscono delle proporzioni esatte fra i vari elementi: base uguale all’altezza, scomposizione delle aree in quadrati con rapporti 1/2 o 2/3 e così via.

Non mancano i riferimenti alla committenza, come il simbolo della famiglia Rucellai in una fascia del frontone (la vela con le sartie libere intrecciate dal vento, simbolo di fortuna) e il nome del mecenate nell’iscrizione sotto il timpano. Il “Sol Invictus” al centro del timpano è lo stemma del quartiere di Santa Maria Novella dalla riforma amministrativa del 1343, ma anche il simbolo della ragione.

A sinistra della chiesa, dall’antico ingresso del convento, si può accedere al Museo di Santa Maria Novella, che permette di vistare gli affreschi del Chiostro Verde e del Cappellone degli Spagnoli; esso espone una collezione di dipinti, reliquiari, arredi sacri, parati ed altri oggetti appartenuti al complesso domenicano. Sulla lunetta d’ingresso del Museo esisteva un affresco di Masaccio, andato perduto ma pervenutoci tramite alcune copie.

Dall’altro lato della facciata gli “avelli” erano arche sepolcrali che proseguono nella vicina via degli Avelli.

Sul lato meridionale della piazza si trova la loggia dell’ospedale di San Paolo, fondato nel XIII secolo e ampliato nel XV secolo con l’aggiunta di un portico ispirato al brunelleschiano Spedale degli Innocenti, sempre a Firenze. Fu un ospizio per pellegrini, amministrato dai terziari francescani e dal 1345 divenne anche un ospedale. Passato nel 1451 sotto la direzione dei Buonomini di San Martino, fu ampliato e venne eretto il portico. La serie di medaglioni in terracotta invetriata con Santi francescani e le Opere di Misericordia fu eseguita da Andrea della Robbia, che è anche l’autore della lunetta con l’Incontro fra San Francesco e San Domenico (1495 ca.) situata sul portale della chiesa a testimonianza dell’amicizia fra i due ordini mendicanti che occupavano la piazza. Nel 1592 Ferdinando I de’ Medici istituì il primo ospedale per convalescenti della città, dotato fra l’altro di un orto soleggiato per le ore ricreative. Il granduca Pietro Leopoldo, dopo la soppressione degli istituti religiosi, nel 1780 trasformò l’ospedale in Scuola. Dal 1º novembre 2006 le ex-Scuole Leopoldine ospitano il Museo Nazionale Alinari.

I due obelischi sono cinquecenteschi, creati in marmo mischio di Seravezza. Furono cavati nel 1570 e lavorati a cura di Bartolomeo Ammannati, dopodiché vennero collocati in opera nel 1608, in occasione del matrimonio di Cosimo II con Margherita d’Austria. Sostituivano due monumenti lignei, innalzati provvisoriamente nel 1563 come mete per la tradizionale corsa dei cocchi, svolta la vigilia di San Giovanni (24 giugno). Le tartarughe in bronzo su cui poggiano le guglie sono probabilmente di Giambologna (1608). Alla fine del Settecento gli obelischi furono oggetto di restauro con sostituzione dei basamenti seicenteschi con piedistalli in pietra bigia con specchiature in breccia di Serravezza (quelle attuali in marmo rosso levanto sono degli anni ’60). I gigli dorati posti in sommità sono ottocenteschi.

 


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