Museo della vite e del vino a Montespertoli e Abbazia di S. Michele Arcangelo a Passignano
Museo della vite e del vino a Montespertoli
Montespertoli è uno dei comuni più vitati della Toscana e il maggior produttore di Chianti DOCG a livello mondiale. La sua storia è legata da sempre alla viticoltura e alla produzione di vino. Negli anni questo aspetto si è consolidato, dando vita a numerose e rinomate aziende vitivinicole, i cui vini, oggi prodotti, vengono esportati in molti paesi del mondo. La vocazione territoriale è essenzialmente legata a vitigni autoctoni, tra i quali il Sangiovese riveste il ruolo principale, a fianco di altri vitigni a bacca rossa e bianca, quali il Canaiolo, Colorino, Malvasia Toscana e Trebbiano. Sono molto diffusi anche vitigni internazionali quali il Cabernet, Merlot, Chardonnay e molti altri.
Il territorio comunale rientra totalmente nella zona del Chianti ed ospita due sottozone principali: il Chianti Colli Fiorentini DOCG e il Chianti Montespertoli DOCG. Si producono inoltre vini IGT, il Vinsanto del Chianti DOCG e il Vinsanto del Chianti Montespertoli DOCG.
I vini prodotti sul territorio comunale hanno la peculiarità di essere freschi e di pronta beva, ma a seconda della particolarità del vigneto, del suolo e del microclima, e delle attenzioni particolari sul processo di vinificazione, possono anche essere vini longevi e destinati all’invecchiamento. È da quest’ultima casistica che vengono prodotte le versioni Riserva DOCG per il Chianti, Chianti Montespertoli e Colli Fiorentini.
Il territorio collinare, vasto e disomogeneo dal punto di vista del suolo, arricchisce la diversità dei vini che vengono prodotti. È altresì frequente ritrovare vigneti su terreni ricchi in fossili, che li rendono ancora di più peculiari.
Il Museo della Vite e del Vino si trova all’interno del Centro per la Cultura “I Lecci”, un edificio immerso in un paesaggio di vigneti ed oliveti particolarmente adatto ad introdurre il percorso espositivo che, partendo dalla raccolta dell’uva, ripercorre l’intera fase produttiva del vino fino all’imbottigliamento e illustra il valore della tradizione e della storia che si lega al fascino della terra e della sua coltivazione.
Gli ambienti ricostruiti della cantina e della tinaia, la presenza di numerosi strumenti di lavoro, fotografie e pannelli informativi, aiutano anche il visitatore meno esperto a familiarizzare con le strutture, gli usi e le tradizioni di un mondo agricolo che, nonostante il trascorrere del tempo, resta invariato e conserva un sapere consolidato nei secoli.
Abbazia di S. Michele Arcangelo a Passignano
I maggiori aspetti storico-culturali che caratterizzano il territorio di Passignano, si vedono concentrati per la maggior parte nella prestigiosa Abbazia Vallombrosana, la cui storia millenaria ha segnato il paesaggio agrario e l’aspetto naturalistico dell’intera zona. All’azione riformatrice del monastero si deve infatti l’introduzione, già in epoca medioevale, delle coltivazioni arborate, dei filari di viti e olivi, con terrazzamenti e sistemazioni idrauliche dei versanti e la diffusione del bosco.
Anche le testimonianze materiali di carattere storico artistico, ampiamente diffuse in tutta l’area, sono riconducibili all’azione culturale e spirituale condotta dal monastero.
Alcuni esempi di questo patrimonio sono: il borgo fortificato di Poggio al Vento con la chiesa di Sant’Andrea; il complesso di Calcinaia, borgo compatto con caratteristiche morfologiche di pendio; quello di Pugliano di origine medievale a pianta rettangolare, dove nacque il pittore Domenico Cresti, detto il Passignano; quello di Casterotto, di epoca lorenese, a pianta regolare e compatta, immerso nell’omonimo sito archeologico con reperti di epoca romana.
Questo assetto storico-paesaggistico si è mantenuto sostanzialmente fino ad oggi conservando una netta peculiarità e identità rispetto al resto del territorio comunale.
L’elevato pregio di questo territorio è stato sancito con l’istituzione nel settembre 2008 dell’area naturalistica protetta di Badia a Passignano, ai sensi della Convenzione europea del paesaggio.
Il ruolo e l’influenza che l’antica abbazia ha svolto nell’arco di molti secoli ed il corredo prezioso di tesori che ancora oggi racchiude al suo interno, sono stati, e sono ancora, il punto attrattore di un turismo culturale e spirituale. Ricordiamo che qui visse e mori alla metà del secolo XI Giovanni Gualberto.
Nulla rimane della primitiva abitazione della Comunità religiosa, insediata a Passignano prima dell’anno 1000 e ristrutturata dopo il 1055 dall’abate Leto a cui venne affidata la responsabilità della nascente comunità vallombrosa. Nel 1255 il monastero fu incendiato dai fiorentini e nel 1266, con l’abate Ruggero dei Buondelmonti, si iniziò la ricostruzione durata fino alla fine del secolo. Di questo periodo rimangono alcuni locali delle sottostanti cantine, che hanno volte con sottarchi databili al XIII secolo. Nel 1441 don Francesco Altoviti viene nominato abate di Passignano. A lui si deve l’inizio della ricostruzione del monastero nelle forme rinascimentali a noi pervenute. Con i lavori portati a conclusione dall’abate Isidoro del Sera (1445-1485), il monastero acquista la struttura della vera abbazia (Badia) benedettina.
Fotografo: Andrea Rinaldi